Commento alla fiera sps ipc drives Italia 2017
La fiera sps ipc drives 2017 che si è svolta a Parma la settimana scorsa è stata dominata dal tema dell’Industria 4.0, che aveva già fatto da sfondo all’edizione dell’anno scorso (vedi il mini-reportage in inglese).
Questa volta ai visitatori che entravano dall’ingresso Sud (quello della foto) si manifestava vividamente la convergenza IT/OT (Information Technology / Operational Technology). Si veniva infatti accolti da una zona “Focus Know-How 4.0” maggiorata, occupata dai grandi nomi dell’IT (e non più dalle start-up come l’anno scorso…): Oracle, Microsoft, Hewlett Packard Enterprise, CISCO. In una fiera storicamente fortemente connotata come OT, ecco atterrare aziende IT 2, 5, 10 volte più grandi dei grandi dell’OT, con degli stand sobri, direi quasi francescani, popolati da personale senior proveniente dal business support e non dal marketing. Il contrasto con i giganteschi stand degli altri padiglioni, col loro sfoggio di stantuffi e schede di comunicazione, robot industriali e standiste (diciamolo) al limite della pornografia, era impressionante.
Ma a parte il gossip fieristico, a quest’edizione si è potuto avere una prima immagine completa del quadro competitivo delle piattaforme per l’Industria 4.0, cioè di quei “sistemi operativi” presenti nella nuvola e dotati di tutte le utility necessari per metterci i dati, in modo che i system integrators possano svilupparci attorno delle soluzioni.
Le PaaS (Platform-as-a-sevice) rilevanti per l’Industria 4.0, in ordine OT → IT, specialistico → generalistico, sono:
- MindSphere di Siemens
- Predix di GE
- ThingWorx di PTC
- DATABOOM del system integrator italiano Hi-Logic
- BlueMix di IBM
- Azure di Microsoft
(potrei essermene persa qualcuna: vi sarei grato se me le segnalate).
La competizione è aperta, e sono sicuro (come lo ero un anno fa) che le operating companies e più ancora gli equipment manufacturers saranno molto cauti nella scelta. La paura che hanno tutti è che succeda con queste piattaforme la stessa cosa che è successa con le piattaforme per le app mobili: ne è rimasta una sola (Android), è diventata più importante dell’hardware, e ha cannibalizzato tutta la catena del valore.
Bisogna tenere conto che l’innovazione vera in una catena di valore complessa come l’automazione e i processi industriali non la fanno né un fornitore né un cliente (per quanto grossi): la fanno loro due insieme all’ecosistema di subcontractors, manutentori, sviluppatori, integratori … è una guerra tra ecosistemi (vedi Ron Adner and Rahul Kapoor “Right Tech, Wrong Time” Harvard Business Review November 2016).
Perché l’Industria 4.0 è come l’auto elettrica: non basta comprare l’auto, servono le stazioni di servizio, la rete di trasmissione in grado di trasportare la corrente e soprattutto l’elettrauto sotto casa in grado di farla partire quel certo lunedì. Quello che è certo è che presto ci saranno tante auto elettriche.